Carlo Conti ha voluto raccontare un retroscena drammatico legato al giorno della morte di Fabrizio Frizzi, suo collega e anche amico di lunga data che ci ha lasciato ormai da tempo.
“Ho dovuto farlo”, le sue parole sono chiare e non ci sono dei giri a vuoto, con la sua classica onestà intellettuale racconta tutto.

Frizzi è scomparso ormai da oltre sette anni, si è spento il 26 marzo del 2018 dopo alcuni anni complicati. Il 23 ottobre del 2017 fu colto da una lieve ischemia cerebrale durante la registrazione di una puntata de L’Eredità e ricoverato al Policlinico Umberto I. Dopo un periodo di riposo tornò al suo posto nello show dell’access prime time di Rai 1.
Il 25 marzo del 2018, cinque mesi dopo l’ictus, si trovò di fronte a condizioni pronte a peggiorare improvvisamente e questo lo portò a un ricovero per emorragia cerebrale all’ospedale Sant’Andrea di Roma. Non superò la crisi e morì la mattina dopo ad appena 60 anni.
Una morte questa che ha creato grandissimo dolore a numerosi altri personaggi televisivi proprio per le tantissime qualità umane del conduttore scomparso. Oggi tornano a farsi sentire delle parole di Carlo Conti che con Fabrizio aveva uno splendido rapporto d’amicizia.
Carlo Conti e le parole dopo la morte di Fabrizio Frizzi
Carlo Conti è stato intervistato da Rosanna Cacio a La Volta Buona, programma di Rai 1 condotto da Caterina Balivo. Qui si è tornati a parlare proprio di Fabrizio Frizzi e quella morte che ha fatto scattare un click anche nella vita del collega.

Parole d’amore quelle dedicate dal toscano: “Con Fabrizio ci siamo sempre apprezzati e stimati, non si poteva non volergli bene. Negli ultimi anni avevamo rafforzato questo legame perché eravamo diventati “babbi” in età matura entrambi, da grandicelli e quando Fabrizio è mancato ho scelto di dedicare più tempo alla mia famiglia. Questo perché anche nel frattempo mio figlio Matteo mi diceva cose particolari”.
Racconta poi un aneddoto sul figlio: “I primi quattro anni ha fatto l’asilo a Roma. Un giorno mi ha detto che il suo amico Maurizio tifava per la Roma e voleva farlo anche lui. Così ho preso in mano la situazione e l’ho portato a Firenze. Ovviamente ho cercato di sdrammatizzare perché quando parlo di Fabrizio mi viene un nodo alla gola”.
Parole di un uomo carico di buoni sentimenti e davvero ancora colpito dell’assenza di un collega che stimava ma soprattutto di un grande amico che non dimenticherà.