Un conto in banca è spesso oggetto di controlli e di monitoraggio da parte della sede bancaria ma anche di Fisco e Guardia di Finanza.
Avere un conto corrente bancario è oggi essenziale. Tutte le persone del mondo ne hanno uno, grazie al quale possono gestire il denaro in entrata e in uscita e svolgere le più comuni operazioni bancarie. Un conto bancario è sicuro, poiché permette di conservare il denaro e di tracciare ogni movimento, tuttavia, lo stesso sistema di monitoraggio viene applicato dalla banca stessa in cui si ha il conto, dall’Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza.

Controlli e monitoraggio sono importantissimi per garantire sicurezza finanziaria e per evitare ogni sorta di rischio, proveniente sia dagli intestatari del conto sia da persone esterne. Ogni movimento considerato sospetto fa scattare subito i controlli, e tra gli strumenti più incisivi c’è l’indagine bancaria, la quale viene avviata dalla banca e poi segnalata all’Agenzia delle Entrate. Come funziona e quando scatta?
Quando scatta e come funziona l’indagine bancaria: quando il conto in banca è sospetto
Le banche hanno la possibilità di accedere ai conti dei propri clienti in qualsiasi momento, per analizzare le informazioni, i depositi e monitorare le operazioni finanziarie. In generale, la banca avvia dei controlli a seguito di movimenti sospetti e a seguito di un’entrata importante. Se si notano presunte violazioni, la banca invia una segnalazione all’Agenzia delle Entrate, la quale poi fa da tramite con la Guardia di Finanza.
Secondo la legge italiana, l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza possono indagare su un contribuente, esaminando il suo conto e le sue condizioni finanziarie appellandosi agli articoli 32 del DPR n. 600 e 51 del DPR n.633. Le indagini finanziarie sono un valido strumento utilizzato da ente e Forze dell’Ordine per verificare che tutto sia in regola. Le indagini non possono essere avviate dalla banca, ma solo dall’Agenzia delle Entrate, a seguito della segnalazione di movimenti o depositi sospetti.

L’Agenzia delle Entrate, a seguito della segnalazione da parte della banca, controlla il conto corrente, quindi la lista dei movimenti, il saldo, i versamenti, gli addebiti e gli accrediti, il libretto di risparmio, i buoni fruttiferi, gli investimenti, i finanziamenti e tutte le operazioni avvenute fuori conto. Le indagini possono essere estese anche ai familiari e soci del contribuente monitorato.
Controlli dell’Agenzia delle Entrate: quando scattano gli accertamenti nei confronti di un contribuente
Bisogna considerare che, anche se il contribuente è in buona fede e svolge i suoi movimenti bancari in totale trasparenza, in Italia i controlli da parte della banca scattano quando si ha un deposito superiore a 10 mila euro sul proprio conto. Se si incassa un assegno considerevole, per qualsiasi motivo, sia per via di una compravendita, sia per un investimento o per un risarcimento, i dipendenti della banca sono chiamati a controllare la trasparenza della transazione.

Se tutti i movimenti effettuati sul proprio conto risultano giustificati, allora la banca non segnala nulla all’Agenzia delle Entrate. La banca è tenuta a controllare anche se si effettuano prelievi superiori ai mille euro in un giorno e superiori ai 5 mila euro in un mese.
La Corte di Cassazione, tuttavia, ha dichiarato recentemente illegittimo il controllo sui lavoratori autonomi e professionisti, quindi non si applica per i lavoratori dipendenti, per i pensionati e per le persone fisiche che non esercitano attività d’impresa. Se l’Agenzia delle Entrate notifica l’atto, per accertare la situazione finanziaria del contribuente, questo ha diritto di difesa, nei casi più estremi può fare ricorso alla Corte di Giustizia Tributaria.