La pensione rischia di scomparire. Non è una frase fatta o una fake news, purtroppo i nati nel range di alcuni decenni, dovranno fare i conti con una pensione inesistente, nemmeno un euro. Un problema per chi, dopo una vita dedicata al lavoro, si ritrova nelle fasi più delicate della propria vita, quale appunto l’anzianità e non potrà fare affidamento sull’entrata mensile necessaria per sopravvivere. La pensione non è mai stata una gran somma elargita ma a non averla proprio è un paradosso.
Nessuno poteva mai pensare che saremmo arrivati a tal punto ma la verità è questa. Intanto il Governo pare voglia bloccare l’aumento dei requisiti per andare in pensione per il 2027, quindi chi rischiava di essere penalizzato, chi compie 67 anni nel 2027, verrà salvaguardato ed andrà in pensione con le regole che ci sono oggi in vigore punto. Ma è una situazione temporanea.
I requisiti per la pensione torneranno a salire, quindi verranno salvaguaradati chi compie 67 anni nel 2027, non tutti gli altri. Il problema è che questo non riguarda solo le pensioni di vecchiaia, fissata oggi a 67 anni, ma anche per le pensioni anticipate e per gli strumenti assistenziali, come ad esempio l’assegno sociale. Insomma da tutte queste manovre si evince chiaramente come le prospettive di pensionamento sono tutt’altro che positive.
Soprattutto per chi è nato negli anni ’70, ’80 e ’90 la posizione pensionistica è veramente negativa. I lavoratori di queste generazioni rischiano davvero di non vedere un euro. Complici l’aumento dell’aspettativa di vita certificato da ISTAT prevedendo un incremento di 7 mesi. Dati che hanno influenzato i requisiti previdenziali, pertanto nel lungo periodo il requisito dell’età salirà in modo graduale ma costante. Dai 67 anni di oggi si potrà arrivare ai 68 anni e tre mesi nel 2037, a 69 anni e sei mesi nel 2047 aumentando quindi circa 15 mesi ogni decennio.
Quindi la pensione è sempre più lontana, un miraggio nel deserto. A questo si aggiunge il fatto che il calcolo dell’importo da riconoscere verrà ulteriormente penalizzato; i coefficienti di trasformazione saranno soggetti a revisione biennale e con il passare del tempo l’importo riconosciuto al lavoratore prossimo alla pensione sarà sempre più basso.
Da tutto questo si evince una situazione drammatica per i nati negli anni ’70, ’80 e ’90 che avranno davanti un futuro per niente roseo. Se si dovesse entrare in pensione sempre più tardi, i trattamenti economici saranno sempre più ridotti a causa dell’allungamento della vita media e della necessità per l’INPS di contenere la spesa previdenziale. A voi i commenti.
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