Orrore in un paese non lontano da Roma, donna getta il figlio neonato nel water e scarica: ritrovato il corpicino dietro un tombino.
Orrore ai Castelli Romani, a Montecompatri, Comune di poco più di 11 mila abitanti non lontano dalla Capitale. Sotto il tombino di una delle vie della città è stato ritrovato il corpicino di un neonato. Le indagini degli investigatori hanno permesso di risalire, dopo sette mesi, alla responsabile dell’omicidio, una donna nigeriana, Jennifer Umen, la mamma del piccolo scaricato nel water.

Una vicenda da film horror, quella accaduta a Montecompatri, a finire in manette una donna nigeriana di 29 anni, la quale, lo scorso ottobre, ospite a casa di alcuni amici che vivono proprio ai Castelli Romani, avrebbe indotto il parto alla 25esima settimana di gravidanza, sbarazzandosi poi del figlio nelle tubature del water. Il neonato, dato alla luce prematuramente, sarebbe stato annegato e incastrato nel WC, per poi essere scaricato nelle fognature.
Orrore a Montecompatri, in provincia di Roma: donna si sbarazza del figlio annegandolo nel wc
Il corpicino è stato ritrovato soltanto pochi giorni fa, sotto uno dei tombini che attraversano la città, accanto all’abitazione dove è stato commesso il reato. Un passante ha notato il corpo del neonato e ha subito allertato le Forze dell’Ordine. Sono immediatamente scattate le indagini da parte della Squadra Mobile di Roma e del commissariato di Frascati, coordinate dalla Procura di Velletri.
Tramite il test del DNA prelevato dal piccolo, i Carabinieri sono sono giunti presso l’ospedale Casilino, dove la ragazza Nigeria, la sera del parto, era stata condotta dagli amici dopo aver accusato un malore. Incrociando dati e testimonianze, nel giro di poche ore si è risaliti alla sua identità, e ora la donna è stata tratta in arresto con l’accusa di omicidio.

Per due giorni la ragazza avrebbe negato di aver partorito e di aver ucciso il figlio, affermando di essersi sentita male a casa di amici perché aveva bevuto troppo. Ubriaca, si era chiusa in bagno, per poi svenire ed essere accompagnata in ospedale. Tuttavia, le operazioni dei Carabinieri hanno rivelato ben altro: il corpo era incastrato nelle tubature collegate direttamente alla casa dove la donna era stata ospitata.
La morte per annegamento, le lesioni sul corpo provocate dalla pressione: ricostruito l’infanticidio
Dai primi accertamenti, il neonato sarebbe morto per annegamento. Era stato dato alla luce vivo, di circa 1 kg di peso e lungo 30 cm, per poi essere annegato nell’acqua del water. Il corpicino presentava lesioni alla schiena e alle spalle, perché incastrato nella tubatura e spinto con forza. La madre, che ha già altri due bambini, ha cercato di negare ogni accusa, affermando di essersi separata da tempo.

“Ero ubriaca, stavo male per via di alcune fitte alla pancia” si sarebbe difesa, “in bagno mi sono sentita male, ho perso sangue, pensavo fosse un’emorragia, ero sul wc e ho sentito un tonfo”, avrebbe proseguito, fornendo la sua versione. Una versione che sin da subito non avrebbe convinto gli investigatori. Tramite un mix di farmaci, la ragazza avrebbe indotto il parto.
Probabilmente, single e in condizioni economiche difficili, la donna non voleva qual bambino. I fatti risalgono allo scorso ottobre, con le indagini delle Forze dell’Ordine che hanno portato al suo arresto rintracciandola in un’abitazione alla Borgata Finocchio, periferia est di Roma. La mamma omicida è stata condotta nel carcere di Rebibbia, oggi saranno ascoltati i suoi familiari. I due figli sono stati affidati temporaneamente alla sorella.