È lo stesso Salmo, rapper molto amato, a dichiarare terminata una lunga e gloriosa stagione: l’ultimo saluto spiazza tutti.
Ogni genere musicale ha una sua origine, un suo sviluppo primordiale, una sua evoluzione, infine una sua esplosione mediatica. Poi ecco che lo stesso viene fagocitato, imitato a non finire, copiato da migliaia di altri artisti, e così diventa saturo, perde l’identità originaria, i valori principali, diventando soltanto business, moda. La scintilla termina e si conclude un ciclo stilistico.

Succede lo stesso percorso per ogni genere musicale, che si tratti di rock, di metal, di pop, di dance, di elettronica o di hip hop. Tutti macrogeneri che contengono, al loro interno, un’infinità di sottogeneri. Gli ultimi anni le classifiche sono state dominate dall’hip hop moderno, forse molto distante da quello classico, e radio e tv sommerse da artisti rap e trap. Troppi, e l’ambiente si è fatto saturo. Lo stesso Salmo, uno degli artisti più apprezzati in Italia, annuncia la fine del rap.
La fine del rap, le parole di Salmo fanno riflettere sulla società e sulla musica di oggi
Non si deve incolpare il rap per ciò che succede al mondo. L’arte è lo specchio della società, dunque una risposta a ciò che avviene nella realtà, una conseguenza. Il rap scaturisce dagli avvenimenti che avvengono nel mondo, non il contrario. È successo con il rock, è successo con il punk, è successo con la new wave, e poi con il movimento grunge. Ogni movimento musicale è nato in risposta al contesto storico e sociale, e così l’hip hop.
“Se avessi preso alla lettera quello che ho ascoltato, oggi sarei in carcere”, afferma Salmo, cercando di giustificare la “pericolosità” del rap, ma se da una parte si schiera in difesa del genere per cui è famoso, dall’altra parte parla di perdita di potenza, parla di un genere musicale che ormai si è trasformato in business, in moda, dove tutti sono omologati. Questa situazione condanna a morte certa il rap.

Parla di questo argomento il nuovo album, “Ranch”, in uscita il 9 maggio, dove Salmo adotta un look da cowboy, esplicitato anche nella copertina del disco, contenente sedici brani di protesta e di riflessione su ciò che stiamo vivendo, sulla nostra società. “Ranch è una personalissima zona franca”, spiega il rapper, “rappresenta un periodo particolare della mia vita, ho guardato dentro di me. A 40 anni è l’età giusta per farlo”.
Salmo, il nuovo album in uscita è introspettivo, quasi una risposta al rap di oggi
È già stato programmato il primo concerto dal vivo, il prossimo 6 settembre, alla Fiera di Milano, al Lebonski Park, poi altre esibizioni sono previste nelle varie città italiane, ma anche a New York, Los Angeles, Toronto e Miami. Ma il disco esamina anche la condizione del rap moderno e gli ascoltatori più giovani: “I giovani di oggi sono omologati, non sono rivoluzionari”.

Il rap di oggi è sempre forte? Probabilmente sì, anche se è molto facciata, estetica, ma dentro c’è anche tanto vuoto. “Fare il rapper oggi è visto come un modo per fare soldi. La fine del rap è alle porte”, ecco che le dichiarazioni di Salmo potrebbero farsi profetiche. “Basta guarda gli USA, i rapper voglio fare i supereroi, mentre Lucio Corsi ha dimostrato che basta essere sinceri per vincere. È stato una risposta ai rapper che si dimostrano duri”.